Raffaele Manazzone, partigiano e paleontologo

Raffaele Manazzone nacque a Pantianicco (UD) nel 1925. Non ha ancora compiuto il primo anno di vita quando il padre, agricoltore e falegname, antifascista, è costretto ad emigrare in Argentina per motivi politici.

Nella sua autobiografia “Vita azzardosa di Raffaele Manazzone”, pubblicato in spa­gnolo a Buenos Aires racconta: “No savarès cemût definî la mê infanzie; gno pari al jere migrât in Argjentine par cuestions politichis, cuant che jo o vevi 10 mês di vite. Pôc dopo ancje mê mari e migrà, lassantmi ai miei vons de bande di gno pari e al barbe. Daspò mê mari e tornà in Italie, no sai parcè e no lu savarai mai.Duncje e le a Rome. O foi un fantat cjavestri e insolent, forsit parcè che no vevi vût l’afiet dai miei gjenitôrs; pôc dedit al studi, cuntun compuartament no tant bon, simpri sospindût e tornât a ameti inte scuele midiant lis cognossincis di gno nono, gjerarcje fassist”.

Raffaele comincia a lavorare molto presto, subito dopo gli studi presso la scuola professionale di Udine. A 19 anni diventa partigiano nella brigata Osoppo, con il nome di battaglia di Orlando, e combatte in Carnia e nella Val d’Arzino fino alla fine della guerra. Trova quindi lavoro alle dipendenze delle forze alleate, specializzandosi in aeronautica.

Nel 1949, come molti altri, decide di emigrare e raggiunge il padre in Argentina. In Sud America diviene meccanico navale e nel 1953 trova impiego all’Arsenale di Buenos Aires. Nella capitale argentina conosce e sposa Iolanda Mauro, nata in Francia da una famiglia di Pocenia (UD), che pur non essendo mai stata in Friuli parla friulano come lui. Fa ritorno in Friuli solo nel 2001, dopo 52 anni, insieme alla moglie che non vi era mai stata prima.

In pensione dal 1986, Manazzone può dedicarsi pienamente alla sua grande passione, la paleontologia, coltivata fina dalla più giovane età. Già durante le ferie dal lavoro partecipa infatti alle campagne di ricerca con i musei locali di molte zone dell’Argentina, oltre che con il grande Museo Argentino di Scienze “Bernardino Rivadavia” di Buenos Aires, del quale diviene collaboratore ad honorem.

Dalla regione di Salta, nel nordovest, alla provincia di Santa Cruz, nella Patagonia meridionale, affronta le difficoltà delle ricerche paleontologiche sul terreno, ricco di reperti ma aspro e difficile, soggiornando in territori desertici e privi di strade, in zone isolate e selvagge nelle quali è problematico sopravvivere, e dove entra anche in contatto con gli indios Teuhelches e Mapuches, verso i quali dimostra sensibilità e rispetto.

Una delle aree in cui lavora a più riprese è la provincia del Rio Negro, in Patagonia, di straordinaria ricchezza paleontologica.

Negli ultimi trent’anni la ricerca paleontologica è stata molto arricchita dalle scoperte in Sud America, e specialmente in Argentina, e Manazzone è stato attivo protagonista di questi sviluppi, collaborando con studiosi di fama mondiale e con vari musei, come il Museo storico di Lamarque e con il Museo Paleontologico di Trelew, nella provincia patagonica del Chubut, che porta il nome del geologo friulano Egidio Feruglio.

Raffaele Manazzone collaborò attivamente con il Museo di Scienze Naturali di Buenos Aires, dove ha contribuito all’allestimento delle sale di paleontologia, e svolge attività didattica per il pubblico.

Il suo contributo alla scienza paleontologica è stato riconosciuto con l’intitolazione a suo nome di una nuova specie di dinosauro del tardo Cretaceo scoperto nella formazione del Bajo della Carpa, nel Rio Negro: l’Achillesaurus Manazzonei.

Raffaele morì a Buenos Aires nel dicembre 2011, le sue ceneri sono state sparse dal vento della Patagonia.