Cenni storici

Mereto di Tomba è un piccolo comune dell’alta pianura friulana centrale che si estende su una superficie di 27,30 kmq ed è costituito da sei frazioni (Plasencis, Savalons, San Marco, Tomba, Pantianicco, Castelliere) e il capoluogo (Mereto). Gli abitanti sono 2666 (dato Istat al 31 dicembre 2013).

Mereto di Tomba, un piccolo comune della pianura friulana posta a sud della fascia collinare morenica, è costituito da cinque frazioni (Plasencis, Savalons, San Marco, Tomba, Pantianicco), una località (Castelliere) ed il capoluogo, Mereto, forma contratta di Melereto o Melareto, cioè “luogo dove si coltivano le mele”, tale denominazione appare fin dalla fine del XV secolo.

Successivamente i documenti storici testimoniano il cambiamento della denominazione in Mereti tumbae, in seguito al ritrovamento dell’antica tomba risalente forse all’epoca dei castellieri.

Nell’abitato del capoluogo, sorto originariamente su un castelliere, si insediarono gruppi di legionari e coloni romani che si dedicarono ad attività prevalentemente agricole.

Nel 2008, i  ricercatori dell'Università di Udine impegnati nella terza ed ultima campagna di scavi, hanno scoperto, sotto il tumulo detto Tùmbare, l'intero scheletro di una importante personalità vissuta nel all’inizio del II millennio a.C. Precedentemente nel 2006 fu scoperta, in modo fortuito nella parte meridionale del comune, un’urna funeraria in pietra che indicò la presenza di una importante necropoli romana posta sulla via Concordia-Noricum, che si estendeva da Concordia Sagittaria ad Artegna e dava la possibilità ai viaggiatori di accorciare la strada per il Norico altrimenti raggiungibile transitando prima sulla Annia e poi sulla Julia Augusta.

E’ ancora possibile  ripercorrere alcuni tratti della Concordia-Noricum che si affianca alla Tombare e costeggia un’altra zona funeraria romana, posta centralmente sul territorio comunale e successiva alla prima come periodo storico, denominata Baraciuts e di notevole importanza.

Il primo riferimento scritto riguardante Mereto risale al 1138, mentre al 963 risale la prima citazione di Pantianicco; posteriori risultano gli scritti relativi a Plasencis (1272), Savalons (1290), Tomba e San Marco (1375). Anche la zona di Mereto, come il resto del Friuli, fu colpita da invasioni barbariche cui fece seguito un periodo di pace sotto il Patriarcato di Aquileia.

In quegli anni, analogamente a molti altri paesi della pianura friulana, anche a Mereto furono realizzate le cosiddette “cortine”, fortilizi nei quali la popolazione trovava rifugio in caso di pericolo. Per  l’amministrazione della giustizia e le questioni giurisdizionali Mereto risultava feudo dei Valvasone, pur rimanendo autonoma per le altre questioni che venivano risolte da tutti i capifamiglia del paese all’interno della “vicinia” (consiglio dei capifamiglia). Fu nel 1420 che Mereto venne ceduta alla Repubblica di Venezia e , nel 1499, il territorio friulano conobbe l’incursione dei Turchi che attraversarono il Tagliamento e giunsero sino a Pantianicco, distruggendo e saccheggiando l’intero abitato.

Nel giugno del 1815 il territorio entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, stato dipendente dall'Impero austriaco e le frazioni che avevano una propria amministrazione persero l'autonomia nel 1816. Il Comune di Mereto di Tomba fu annesso al Regno d’Italia nel 1866, al termine della Terza guerra di indipendenza.

Nel 1878 iniziano in Italia le rilevazioni dei Comuni sul “movimento della popolazione”: da allora, fino alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo (1878-1958), il fenomeno dell'emigrazione interessò il Comune in maniera notevole. Ottant’anni di emigrazione documentata, in tre successive ondate, con caratteristiche diverse: una, prima della “grande guerra” (1915-18), un’altra, tra le due guerre, e l’ultima, dopo la seconda guerra mondiale (1939-45). I compaesani all’estero cercavano di ricreare la vita del proprio paese, di festeggiare là, in contemporanea, le feste che si vivevano qua, mantenendo tra loro, pur sparsi su un territorio molto più vasto, frequenti contatti, aiutando gli ultimi arrivati ad inserirsi nel mondo del lavoro e condividendo le iniziative che intanto nascevano in Friuli (ad esempio, con raccolte di denaro per sostenere la banda musicale o i lavori nella chiesa del paese).

Fino agli anni ’30 del XX secolo, l’agricoltura costituiva l’unica risorsa della popolazione, con il 92% della gente occupata in quel settore, a coltivare l’80% di terreni di sua proprietà. Accanto ai campi, per quasi tutti c’era la stalla. Sui muri delle case di San Marco è raffigurata l’epopea dell’universo di ieri nei dipinti di Gianni Di Lena: i lavori, le colture, i mestieri e la fatica di quel mondo, ma anche la sua serenità; tutto ieri che pareva a misura d’uomo e permetteva ad ognuno di sentirsi in armonia con la natura ed i suoi lunghi ritmi; gli eventi della vita.

Dal secondo dopoguerra arrivò l’industrializzazione, e Mereto di Tomba conta oggi diverse piccole e medie aziende artigiane. Qui, però, una fu la fabbrica che aprì la strada a tutte: la Dinamite (oggi Dipharma), sorta nel 1949 a sud di Tomba.